La leggenda narra che, molto tempo addietro, un enorme drago che viveva sulle montagne di quella che oggi è nota come la Baia di Ha Long decise di scendere al mare. Si lanciò verso la costa con una tale forza che la sua coda smosse la terra e scavò valli e crepacci scoscesi. Quando infine si tuffò nelle acque cristalline, le aree scavate dalla sua coda si riempirono d’acqua lasciandone visibili solo le punte più alte.
Ancora oggi lo spettacolo del Golfo del Tonchino e delle sue oltre 2.000 isole che emergono da acque color smeraldo lascia senza fiato. Questo suggestivo paesaggio di isole calcaree, punteggiate di grotte scavate dal vento e dalle onde del mare e ornate di una vegetazione rada e selvaggia, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1994 e questo ha permesso di preservarlo intatto salvaguardandone la ricchezza e l’unicità. La Baia di Ha Long viene spesso paragonata al paesaggio carsico di isolette calcaree di Guilin e Yangshou, nella regione del Guangxi nel sud della Cina. Se interessati a un confronto trovate qui alcune istantanee scattate da mio marito durante il nostro viaggio in Cina (https://www.flickr.com/photos/47665124@N07/albums/72157657421200258). I vietnamiti spergiurano che la Baia sia ineguagliabile e ancora più spettacolare e, forse, hanno ragione.
Abbiamo deciso di esplorare la Baia di Ha Long e la meno turistica Baia di Lan Ha con calma, scivolando dolcemente su queste acque color del cielo. Abbiamo affittato una barca e, con l’aiuto di due lupi di mare, per due giorni non abbiamo fatto ritorno sulla terra ferma, persi in questo paradiso della natura. Senza wifi, senza fretta. Parla la natura, spettacolare ed eterna. Mi domando cosa si provi a vivere in questi luoghi, a doverci passare lunghe giornate per lavoro. Quando ero piccola mio papà mi ripeteva sempre che tutti i lavori sono utili, che se fatti con operosità e rispetto permettono di concorrere a far girare per il verso giusto il mondo. Se è vero che tutti i lavori servono, di certo qualcuno è più bello. Che facce placide che hanno i nostri capitani di vascello. E potrebbe essere diversamente? Ogni giorno si riempiono gli occhi di meraviglia e di silenzio. Mi viene in mente il pescatore di Siddhartha, capolavoro di Hermann Hesse. Chissà, forse anche i nostri compagni di viaggio conoscono la pace e custodiscono il segreto del creato.
Per la prima volta mio marito ed io abbiamo condotto un kajak. Maldestramente, con molta incertezza, senza ribaltarlo mai ad onor del vero. E quel che più conta, siamo riusciti a navigare attraverso grotte suggestive verso spiagge bianche e paesaggi struggenti.
Abbiamo visto villaggi galleggianti di pescatori, abbiamo dormito sperduti in alto mare godendo di un silenzio assoluto e di una oscurità totale appena lambita da fioche luci di pescherecci in lontananza.
Ci siamo tuffati in queste acque, arrampicati su vette di pietra per godere di una vista senza confini, abbiamo camminato sull’isola delle scimmie. Anima mia, riempiti di bellezza e conservala per i giorni bui che verranno.
Le parole non mi sono di aiuto nel descrivere quel che ho visto fuori e sentito dentro. Vorrei essere capace di scriverne, di fermare sulla carta le emozioni che ho provato, ma sfortunatamente non lo sono. Questa volta lascio che a parlare siano le fotografie qui di seguito, scattate da Emiliano.
Una volta a terra, mentre siamo in attesa del bus che ci condurrà al traghetto che ci porterà al pullman per Hanoi da dove prenderemo uno sleeping bus per Sapa (troppe coincidenze da far coincidere, mi sa), sento il braccio di mio marito cingermi le spalle: “Hai salutato la Baia?”.
Tạm biệt Ha Long, cảm ơn. Arrivederci Ha Long, grazie.
(Ph Emiliano Allocco)
















