E anche oggi piove. A sentire chi qua ci abita, pare sia una condizione anomala; troppa pioggia e troppo freddo per questo periodo dell’anno.
Questa mattina abbiamo lasciato Hoi An e con uno sleeping bus abbiamo raggiunto Hué, l’antica citta imperiale. Al nostro arrivo siamo assaliti da avventori di hotel e locali della zona che, a prezzi stracciati, ci propongono soggiorni in camere spaziose, pasti o gite nei dintorni. E’ la prima volta da quando siamo a giro per il Vietnam che ci capita di imbatterci in procacciatori di clienti. Qui come in pochi altri paesi i turisti vengono lasciati in pace e possono girare liberamente senza essere scocciati da venditori di chincaglierie o altro.
Troviamo rifugio in un piccolo ristorante. Dopo pranzo, ci allontaniamo dal centro e cerchiamo un hotel che ci ospiti per un paio di notti. Abbandonati gli zaini, siamo pronti per esplorare la Cittadella.
Hué, oggi dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, balzò agli onori della cronaca nel 1802 quando l’imperatore Gia Long fondò la dinastia Nguyen e trasferì la capitale da Hanoi a Hué, mosso dall’intenzione di unire il Vietnam. Diede avvio alla costruzione della Cittadella (Kinh Thanh) e dovette lottare duramente per difendere il paese dalla crescente influenza francese. Nel 1885 la Cittadella venne bombardata dai francesi in risposta a un attacco vietnamita: la biblioteca imperiale venne data alle fiamme e tutti gli oggetti di valore e gli ornamenti vennero rubati. Gli imperatori continuarono a risiedere all’interno della Cittadella, ma di fatto non detenevano più alcun potere.
Hué ritornò tristemente al centro delle cronache nel 1968, durante l’offensiva del Tet. L’esercito nordvietnamita e i vietcong riuscirono a espugnarla e per poco più di tre settimane ne ebbero il controllo: durante questo tempo oltre 2.500 persone tra membri dell’esercito ARVN, funzionari politici, monaci e intellettuali vennero barbaramente fucilati, bastonati a morte o bruciati vivi. Gli americani e l’esercito sudvietnamita reagirono bombardando la Cittadella, radendo al suolo intere aree della città e gettando Napalm. In tutto persero la vita 10.000 persone, soldati e soprattutto civili.
Quel che resta della Cittadella è visitabile in una mezza giornata. Circondata da mura di fortificazione spesse 2 metri e lunghe 10 chilometri e da un ampio fossato, conta 10 porte di accesso. Al suo interno è suddivisa in varie aree: il Recinto Imperiale e la Città Purpurea Proibita costituivano ai tempi dei fasti il centro della vita della famiglia imperiale, il complesso del templi era il luogo sacro del culto, i giardini l’area del relax. Le abitazioni si trovavano nell’area nord, vicine alla fortezza Mang Ca.
Sotto una pioggia che non accenna a diminuire, esploriamo questo sito. Magnifici i giardini, curati e verdeggianti. Chissà che splendore in una calda giornata soleggiata. Un po’ ovunque ci sono lavori in corso di restauro e materiale per l’edilizia abbandonato senza troppa cura. Incantevole il Teatro Reale.
Mentre cerchiamo di raggiungere il complesso dei Tempio di Thai To Mieu, ne combino una delle mie: scivolo rovinosamente e sono protagonista indiscussa della miglior caduta acrobatica della giornata. In un attimo, mi ritrovo gambe all’aria. Vedo mio marito precipitarsi a raccogliere la guida che avevo in mano, finita in una pozzanghera. Prima la guida e poi la moglie! E pensare che siamo sposati da poco più di un anno. Ovviamente mentre do il meglio di me, dal viale fino a quel momento deserto, fa capolino un pulmino per i turisti, stracolmo. Sento arrivare un coro di “Oooohhh!”. Chissà se diventerò una star di Youtube. Poco male. Mi rialzo senza troppa fatica. Bilancio dell’avventura: qualche taglio sulle mani, un polso dolorante, una risata e quella che, in gergo tecnico, è nota come una sonora culata. Avremo un aneddoto in più da raccontare agli amici durante le prossime cene.
Concludiamo il nostro giro e ci lasciamo la Cittadella alle spalle. Sulla via del ritorno verso l’hotel, scegliamo accuratamente un locale per la cena, semplice, senza musica, senza fasti per il capodanno. Siamo due anime timide, refrattarie alla mondanità.
Buon anno a noi, sperando sia un anno di viaggi e in cammino, insieme.










