Sri Lanka: il canto del mare e il profumo della cannella, benvenuti al sud

Benvenuti al Sud! La costa meridionale dello Sri Lanka è un rincorrersi di spiagge bianche a perdita d’occhio. Qui il sole è caldo, le onde si infrangono con fragore a riva, l’Oceano Indiano è caldo e cristallino, la frutta è generosa nella sua varietà e incredibilmente succosa, la gente cordiale. Un paradiso in terra insomma, dove riposare o in alternativa dedicarsi agli sport acquatici o alla corsa mattutina ai bordi dell’oceano.
E la natura, fragile e potente, ancora una volta è pronta ad accogliere e curare anima e corpo di chi è disposto a contemplarla e a viverla con il doveroso rispetto: madre accogliente e generosa, è un rimedio alle brutture quotidiane. È un richiamo forte alla dimensione collettiva della condizione umana. Il mare è lì per tutti ed è di tutti. C’era prima di noi e ci sarà dopo di noi. Ci ricorda che siamo di passaggio e ci consola con la sua bellezza. Ristabilisce equilibri e priorità. Quanto mi manca il mare e vivere la natura quotidianamente quando sono a casa, indaffarata a correre dietro scadenze, lavoro e faccende varie.
Qui, più che altrove, è un dovere essere pellegrini rispettosi e amanti dei posti che si visitano, viandanti che non lasciano traccia del loro passaggio, rispettosi dei luoghi, dei loro abitanti e della bellezza che incontrano. L’unico segno indelebile che i pellegrini portano a casa è invisibile e interiore, una traccia di pace e crescita.

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Noi abbiamo fatto base a Mirissa e per qualche giorno abbiamo respirato a pieni polmoni il blu dell’oceano. Se per caso il canto del mare dovesse venirvi a noia, potete pianificare un’escursione in una vicina piantagione di cannella. La nostra scelta è ricaduta sulla tenuta Mirissa Hills, una meravigliosa piantagione di 24 ettari adagiata sulle colline di Mirissa. È possibile prenotare un tour con pranzo incluso che sarà consumato sulla terrazza dell’hotel. Si potrà inoltre visitare liberamente l’interessante galleria d’arte moderna della villa. A fine pasto vi verrà servito un delizioso gelato alla cannella!
Durante la visita alla piantagione si apprenderanno i metodi di coltivazione, raccolta e lavorazione di questa antica spezia. Furono gli olandesi a introdurre nel 1600 la cannella in Europa, iniziando un commercio stabile con lo Sri Lanka e diventandone i principali importatori.
Sarà possibile camminare tra gli arbusti che possono vivere oltre 40 anni e osservare gli operai specializzati che raccolgono a mano la corteccia utilizzando un coltello e un tubo cilindrico in ottone. La cannella è il primo strato, immediatamente sotto il sughero, dei rami della pianta. I rami, una volta privati della parte esterna, vengono impiegati come legno da ardere o da costruzione.
L’albero della cannella è un sempreverde che può raggiungere i 10–15 metri di altezza. Le sue foglie hanno una forma ovale allungata e misurano fino a 20 centimetri di lunghezza. I fiori sono bianchi e riuniti in infiorescenze. La cannella viene raccolta una volta l’anno quando i rami più maturi vengono recisi alla base. E’ importante non rimuovere tutti i rami per non far morire la pianta. Le piantine più giovani non vengono potate per i primi 5 anni di vita. A Mirissa Hills la raccolta comincia ad agosto e dura tre mesi.

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La corteccia di cannella viene confezionata in tubicini lungo 50 centimetri o un metro e lasciata essiccare per almeno 5 giorni, dopodiché è pronta per essere esportata principalmente nei paesi arabi e in Europa. Questa spezia è usata in cucina, sia per preparare piatti dolci che per pietanze salate (curry, carni stufate, riso byriani) o per profumare il tè. Viene impiegata anche nella cosmesi per la produzione di profumi, dentifrici, saponi. Dalle foglie dell’arbusto si ricava un olio adatto per i massaggi. La cannella sarebbe inoltre un potente alleato contro colesterolo, diabete e pressione alta.

Foto di Emiliano Allocco (Clicca qui per vedere altre foto di Emiliano su Flickr)
 

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Colombo, orfana di mare

Colombo per me? Un faro, orfano di mare. Se mi chiedessi di descriverti la capitale singalese e di sunteggiarti in breve le impressioni che ha suscitato in me, ecco io sceglierei di ricorrere proprio a questa metafora.

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L’Old Galle Buck Lighthouse si raggiunge arrampicandosi su una scalinata che conduce ad un’ampia terrazza che nel 1954, anno di costruzione dell’edificio, confinava con l’oceano Indiano. Oggi questo bel faro è lambito da una spiaggia artificiale e si affaccia su un ampio cantiere in gran fermento. Urge allargare il Colombo Port City, ampliare i traffici di merci e costruire un nuovo quartiere che si estenderà su 260 ettari e sarà all’avanguardia con i suoi altissimi grattacieli, condomini super accessoriati, canali sull’oceano, enormi centri commerciali. Come in quasi tutto il sud-est asiatico, anche lo Sri Lanka non ha resistito al richiamo della modernità e ai capitali cinesi. Ma tu riesci a immaginare la malinconia di un faro, ridotto a monumento, che dovrà imparare a sopravvivere senza il rumore del mare? Che farà ora che non potrà più indicare la rotta ai naviganti?
C’è frenesia. I cantieri pullulano in tutta la città. Via il vecchio, largo al nuovo che avanza a grandi balzi. Sempre la stessa storia: modernità, accelerazione, consumismo come risposte facili e immediate ai mali moderni e ai bisogni umani. È davvero questo il progresso? Perché anche tu, Colombo, vuoi copiare un sistema di sviluppo esistente che sappiamo già non funzionare? Sarebbe tempo di creare un altro modello, di inventarci un nuovo modo di stare insieme tra noi esseri umani, ridefinire il senso della parola “crescita”, esplorare le profondità del nostro animo. Probabilmente la faccio troppo facile. Ma oggi è, relativamente, facile anche sbarazzarsi di un meraviglioso paesaggio tropicale, strappare terre al mare, ridisegnare lo skyline cittadino e costruire nuovi centri commerciali. Il conto lo pagherà domani qualcun altro. Non pretendo che sia tu, Colombo, a risolvere tutto questo. Ma più ti guardo e più ti vivo, più la malinconia mi attanaglia. Mi sento come un faro senza più sbocchi sul mare.
Colombo mia, ti ho scattato queste tre fotografie che ho la presunzione di credere che ti ritraggano esattamente come sei ora, sul finire del 2019, in bilico tra glorie passate e modernissime lusinghe. Ti ho vista così. Tu sei per me un tempio Hindu che convive con un’altissima torre delle comunicazioni (350 mt) a forma di fiore di loto che di notte si illumina e cambia colore a intermittenza. Sei un grattacielo nato dove prima sorgeva una piccola abitazione ora distrutta. Sei un binario del treno che muore ai piedi del Loto delle comunicazioni.

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Se avete aperto questo articolo pensando di trovarci qualche informazione utile per il vostro soggiorno in città, cerco di non deludervi. In calce qualche consiglio pratico.  Colombo è una città trafficata, inquinata, caotica. Verrete importunati a ogni angolo da conducenti di tuk tuk che si offriranno di portarvi a fare un “city tour”. Dopo un paio di no, non dovreste essere più disturbati.
La città non offre grandi attrattive, non fermatevi più di un giorno o 2 al massimo.
Cosa vedere a Colombo:

  • Il quartiere di Fort è il centro pulsante della città. Durante la dominazione europea, Fort era davvero un forte, circondato dal mare su due lati e da un fossato sugli altri due. Oggi è invece un quartiere altamente militarizzato. Vi capiterà spesso di dover cambiare strada per via dei posti di blocco. Non mancate di visitare la Torre dell’Orologio, il Dutch Hospital (un complesso di epoca coloniale risalente al Seicento che oggi ospita caffè, ristoranti e negozi alla moda), il World Trade Center, il porto e la residenza ufficiale del presidente. Prima di lasciarvi Fort alle spalle, tributate un omaggio all’Old Galle Buck Lighthouse (il faro privato del mare in nome del progresso) e sorseggiate un lime juice al Pagoda Tea House, un’elegante casa del tè che serve deliziosi spuntini dal 1884. Qui i Duran Duran girarono il video di Hungry Like a Wolf negli anni ‘80;

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  • Il quartiere di Pettah, uno dei più antichi della città, è un animato bazar a cielo aperto. Trascorrete qui almeno un paio d’ore e perdetevi tra le sue vie. In ogni strada, troverete commerci di beni differenti. Il mercato più interessante è quello alimentare, ospitato sotto una tettoia lungo 5th Cross Street (Federation of Self Employees Market). I Pettah floating markets (mercati galleggianti) sono invece deludenti e privi di fascino. Costruiti lungo un canale industriale e inaugurati nel 2014, sono una buona espressione dei tempi correnti. Troverete chincaglierie di dubbia utilità, destinate a durare appena il tempo di un capriccio. Non mancate di visitare il tempio hinduista di Sri Kailawasanathan Swami Devasthanam Kovil;

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  • Passeggiate per la vivace Main Street e fermatevi ad ammirare il vecchio municipio (Old City Hall) risalente al 1865 quando l’isola di Ceylon era una colonia britannica e la meravigliosa moschea Jami Ul-Alfar di rosso e bianco dipinta. Vi toglierà il fiato. Purtroppo non è visitabile all’interno;

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  • Riprendete fiato e rilassatevi al Galle Face Green, una striscia di verde affacciata sul mare, immediatamente a sud di Fort. Qui gli abitanti di Colombo si ritrovano alla sera per rilassarsi e ammirare il tramonto. Per onestà di cronaca, non sarà un tramonto romantico. Il luogo è piuttosto sporco e i nuovi alberghi, condomini e palazzi di uffici costruiti immediatamente alle spalle di Galle Face Green rovinano l’atmosfera. Inoltre il porto di Colombo ostruisce la vista del mare aperto;
  • Non potete mancare di visitare il Gangaramaya Temple in Sri Jinaratana Road. Questo bel tempio buddhista ospita una biblioteca, un museo e una ricca collezione di oggetti donati nel corso degli anni da fedeli e visitatori;

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  • Prendete un tuk tuk e dirigetevi nel quartiere dei Cinnamon Gardens, a circa 5 chilometri da Fort. Solo cent’anni fa, queste terre erano coperte da piantagioni di cannella. Recatevi al vicino National Museum, un imponente edificio bianco che ospita una collezione permanente di opere d’arte, bassorilievi e statue dello Sri Lanka. Passeggiate lungo i viali alberati del Viharamahadevi Park, il polmone verde del quartiere e concludete la vostra esplorazione dei dintorni con una visita al Lionel Wendt Centre, un bel centro culturale che organizza mostre ed eventi temporanei. Noi abbiamo potuto ammirare una bella mostra dedicata all’arte del Bangladesh;

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  • Gustate un piatto di ottimo riso e curry accompagnato da una fumante tazza di tè in uno dei tanti ristoranti lungo le strade. Non ve ne pentirete, sarà un’esplosione di sapori e spezie. Vegetariani e vegani non avranno problemi a mangiare in città.