A giro per Bussana vecchia, storia di una rinascita e realizzazione di un’utopia

Nell’entroterra ligure, a pochi chilometri da Sanremo, su una sinuosa collina impreziosita da ulivi svetta il borgo di Bussana vecchia. Da qua si vede il mare in lontananza. Bussana non è una cittadina come le altre: basta perdersi qualche ora tra le sue vie, le sue botteghe minuscole e preziose e le sue rovine per rendersene conto.
Il destino di questo paese medievale fu irrimediabilmente segnato dal terremoto del 1887: il 23 febbraio una violenta scossa colpì l’entroterra sanremese danneggiando irreparabilmente Bussana. Era il primo giorno di quaresima. Alle 6 e 25  il parroco del paese stava imponendo le ceneri. La chiesa di Sant’Egidio incominciò a tremare, la volta crollò sui fedeli. Restarono in piedi gli archi sovrastanti il presbiterio e le cappelle laterali. Si salvò dal crollo, per miracolo, il campanile.

I superstiti, dopo aver vissuto per qualche periodo in abitazioni di fortuna, abbandonarono il borgo considerato inagibile. Poco distante sorse un nuovo nucleo abitativo, Bussana Nuova.
Ma da una tale tragedia, Bussana ha saputo rialzarsi. Dopo sessant’anni circa di totale abbandono prese avvio una rinascita che sa di utopia. Qui nel 1959 giunse il ceramista piemontese Mario Giani, in arte Clizia. Si innamorò del luogo e sognò un sogno così bello da diventare vero.
Cercò anime sensibili e coraggiose, radunò da tutta Europa artisti incoscienti e incuranti dei vincoli della realtà e diede vita, insieme al pittore Vanni Giuffrè e al poeta Giovanni Fronte, a una comunità internazionale di artisti. Principiarono i lavori di restauro di alcune abitazioni e qualche artista si trasferì in paese. Le case rimesse a nuovo dovevano, nelle intenzioni originali, rimanere a servizio della Comunità. Venne redatto uno Statuto. Nessuno poteva rivendicare la proprietà degli edifici che venivano destinati per sole finalità artistiche. Dopo tre anni di abbandono, le botteghe tornavano alla Comunità che ne disponeva una nuova assegnazione. Era fatto divieto di vendere le proprie opere.
Solo nel corso del decennio successivo, Bussana fu dotata di un impianto fognario, di acqua corrente ed elettricità. Le migliorate condizioni di vita richiamarono in paese molti artisti, in contemporanea con l’abbandono di qualche protagonista della prima ora. Nell’aprile del 1980 nacque la Nuova Comunità Internazionale Artisti (NCIA). I principi che avevano animato la rinascita vennero rivisti. Si originò una cooperativa di lavoro finalizzata alla promozione di attività culturali e alla tutela dell’immagine degli artisti membri. Negli anni ’90 crebbe il fenomeno della speculazione immobiliare in paese.
La vocazione del borgo oggi è principalmente turistica (un turismo blando e gentile, direi), ma qua aleggia ancora intatto un fascino senza tempo, una bellezza decadente, una poesia sussurrata. Vale una gita, non fosse che per il gusto di assaporare la magia della vittoria della fantasia e dell’Utopia su un evento tragico. Il paese sembra sospeso attorno ai resti della sua chiesa. Ogni tanto la realtà si ferma e a trionfare non è la logica dell’utile.
Ecco alcuni scorci suggestivi:

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Meravigliose le porte delle abitazioni:

Posso garantire che a Bussana si fanno incontri molto interessanti!

Se capiterete da queste parti potrete abbinare all’escursione un sopralluogo nella vicina Dolceacqua e mettervi sulle tracce di Monet: Sulle tracce di Monet: a giro per Dolceacqua

 

 

 

 

 

 

 

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Sulle tracce di Monet: a giro per Dolceacqua

Nel ponente ligure, sorge un meraviglioso borgo medievale abitato da poco più di 2.000 anime. Un luogo così delizioso che riuscì ad affascinare anche Claude Monet.
E’ un paese incantevole, situato a pochi chilometri dalla vicina città di Ventimiglia e dal confine con la Francia. Dolceacqua si sviluppa lungo le rive del torrente Nervia, nell’omonima vallata. E’ composta da due nuclei distinti, al di qua e al di là del Nervia, collegati tra loro da un ponte medievale.  Il quartiere Terra, la parte storica della città, è dominato dal castello dei Doria. Suggestivi e senza tempo i caruggi, i vicoli stretti e acciottolati, che dalle rive del Nervia si arrampicano su fino al castello. Sui caruggi si affacciano graziose botteghe di artisti, di artigiani locali e negozi che smerciano prodotti enogastronomici tipici.
Girando senza meta tra i vicoli, si possono ammirare scorci suggestivi carichi di poesia. I panni stesi ad asciugare tra le case, le fontane in pietra, le lanterne basse ad illuminare gli angoli più bui, l’edera che si arrampica sulle facciate delle abitazioni, i fiori che decorano le finestre concorrono a creare una realtà che non sembra essere stata sfiorata della modernità.

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Monet, accompagnato dall’amico Auguste Renoir, si recò in Riviera sul finire del 1883 e qui si trattenne per una quindicina di giorni. Rimase così affascinato da questi luoghi da volerci fare presto ritorno. E così il 23 gennaio dell’anno successivo, Monet arrivò a Bordighera. Nel suo vagabondare in Liguria, si spinse fino alla val Nervia e a Dolceacqua. Ritrasse il ponte e il castello dei Doria in tre tele e dedicò un quarto lavoro ai paesaggi brulli della valle.
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Monet annotò, tra i suoi appunti di viaggio, il sopralluogo a Dolceacqua: “18 febbraio 1884, Dolceacqua nella val Nervia. Il luogo è superbo. Vi è un ponte che è un capolavoro di leggerezza”.
Dal 2011 ai lati del ponte, nei punti in cui si crede che Monet posizionò il cavalletto per dipingere, sorgono due pannelli che riproducono le opere del pittore.

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Ecco le opere che Monet dedicò a questo borgo e alla sua valle:

Vale la pena arrampicarsi fino al castello dei Doria e fermarsi a visitarlo per scoprire la storia della città. Il castello fu eretto nel XII secolo e subì, nel corso degli anni, alcune importanti trasformazioni. Resistette a diversi assedi e al terremoto del 1887. Dal 1987 è stato acquisito dal Comune cittadino. Nelle giornate di sole, si gode di una meravigliosa vista sulla valle. Per informazioni sugli orari di visita: 0184 229507 o 337 1004228.

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Per chi lo desidera, dal castello partono alcune passeggiate verso l’entroterra.
Dolceacqua vale certamente una visita, dedicata o di passaggio mentre vi recate al mare. Se non credete a me, fidatevi almeno del giudizio di Monet! Buon viaggio.