La signora delle Giare, fascino e mistero di un luogo incantato

Phonsavan è la meta ideale dove fare base se si è intenzionati a visitare la vicina Piana delle Giare. La cittadina di per sé non ha grandi attrattive. Si estende su un’area piuttosto vasta e conta due viali principali che corrono paralleli. Nella breve via centrale, si concentrano alcune guesthouse e qualche locale. Alloggiate qua e organizzate con cura la vostra escursione.
Misteriose, antiche ed enormi, le giare sono sopravvissute al tempo, ai bombardamenti della guerra del Vietnam e all’incuria dell’uomo. Alcune, le più piccole, sono state trafugate da collezionisti senza scrupoli ormai molto tempo fa, altre in passato venivano usate dalla popolazione locale come materiale per l’edilizia. Ciononostante ne sono sopravvissute circa 2.500 di grandi dimensioni che, insieme a frammenti e coperchi, giacciono sparse in un’area collinare di centinaia di chilometri quadrati nell’altopiano Xieng Khouangintorno a Phonsavan.
I siti di maggiore interesse sono l’uno, il due e il tre. 175 ordigni inesplosi, eredità della guerra segreta, sono stati rinvenuti e distrutti in queste tre aree. Questa non è una zona dove si può improvvisare un turismo fai da te. Solo 7 siti archeologici sui 90 totali sono stati bonificati. Se decidete di visitare altre aree, accertatevi prima che il terreno sia stato sminato. In ogni caso, non uscite mai dai percorsi segnalati.
La storia delle giare si lega a doppio filo a quella di una donna, l’archeologa francese Madeleine Colani (Strasburgo 1866 – Hanoi 1943).
Le giare furono avvistate per la prima volta da una guardia di confine francese nel 1909. Gli scavi iniziarono nel 1931 sotto la supervisione della Colani che scrisse un dettagliato resoconto del suo lavoro e delle sue scoperte in The Megaliths of Upper Laos nel 1935.
Prima di allora, molte e fantasiose erano le supposizioni che circolavano sull’origine e sull’utilizzo di queste grandi giare in pietra arenaria, alcune alte fino a 3 metri. Secondo la leggenda popolare, sarebbero i resti di un’antica società di giganti. Altri supponevano che fossero contenitori dove venivano conservati cibi e bevande.
Madeleine Colani fu la prima a ipotizzare che le giare risalgano all’Età del Ferro nel sud-est asiatico (dal 500 a.C. al 200 d.C.) e che fossero urne cinerarie. Questa prima supposizione sembra confermata da studi e scavi successivi che portarono al ritrovamento di resti umani e camere funerarie sotterranee.
Al centro della piana, nel sito 1, è presente una grotta naturale che sarebbe stata usata come forno crematorio, grazie a tre fori sulla cima che aspiravano l’aria e fungevano da camino. In questo sito sono presenti 300 giare, tutte piuttosto vicine tra loro. La più grande misura 2,5 metri di altezza per un peso di 6 tonnellate e si narra fosse la coppa della vittoria del leggendario re Kuhn JuanNe noterete una  con un coperchio. Un tempo tutte le giare erano chiuse. La maggior parte dei coperchi però non è sopravvissuta al tempo e all’opera dell’uomo.
Il sito 2 si estende sui versanti opposti di due colline, separate da una gola non molto profonda dalla quale si accede all’area. Qui vedrete un albero che ha saputo crescere all’interno di una giara. Ammirate il paesaggio brullo attorno a voi e le ampie distese di riso.
Il sito 3 si trova nei pressi del villaggio Ban Lat Khai, adagiato tra bucolici scorci e immerso in un assoluto silenzio. Ovunque andrete noterete profondi crateri, segni inequivocabili dei bombardamenti americani risalenti alla guerra del Vietnam.
Quest’area del paese, sebbene sia di enorme interesse e bellezza, è poco visitata, sia a causa dei residuati bellici, sia per la scomodità di arrivare fino a qua in bus. Vi potrà facilmente capitare di essere gli unici visitatori delle giare.

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Se vi avanza del tempo prima di far ritorno a Phonsavan, deviate per Muang Khoun, la vecchia capitale Xieng Khouang, devastata nel XIX secolo dagli invasori cinesi e vietnamiti e poi bombardata a tappeto durante la seconda guerra dell’Indocina. Non mancate di visitare i resti delle due stupe, il That Foun eretto nel 1576 e il That Chom Phet del XVI secolo. Del Wat Phia Wat, costruito nel 1582, non restano che la piattaforma e alcune colonne che fanno da cornice a una statua del Buddha annnerita dal tempo.

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In questa terra povera e rurale, dopo oltre 40 anni dalla fine della guerra del Vietnam si continua a morire a causa delle bombe inesplose. Il Laos vanta il triste primato di essere il paese più bombardato al mondo. Dal 1964 al 1973 sono state sganciate oltre 2 milioni di tonnellate di bombe sul suolo laotiano. Per 9 anni, ininterrottamente, si stima che vi sia stato un bombardamento ogni 8 minuti. Le cluster bombs, le famigerate bombe a grappolo, contenevano al loro interno 670 bombies, bombe grandi come un’arancia pronte a detonare una volta a terra. Tuttavia il 30% di questi ordigni mancò di esplodere, lasciando in eredità ai sopravvissuti oltre 80 milioni di ordigni inesplosi disseminati in tutto il paese. E così, ancora oggi, in tempo di pace si continua a morire a causa di una guerra lontana. Il 40% delle vittime sono bambini. La provincia di Xieng Khouang fu una delle zone più martoriate della nazione. A Phonsavan noterete ovunque vecchi ordigni di guerra esposti nelle vie e nei locali. Non mancate di visitare gli uffici di MAG (Mines Advisory Group) e QLA (Quality of Life Association), entrambi sorgono nella via principale. Il MAG si impegna a rimuovere in modo sicuro gli ordigni inesplosi, ormai dal 1994. Con una donazione di 12$ consentirete la bonifica di una superficie di 10 mq. QLA si occupa di fornire assistenza psicologica, medica e materiale alle vittime delle mine.

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Foto di Emiliano Allocco (Visita la pagina Flickr di Emiliano)

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DIY, it’s a boy!

La cicogna arriva a settembre! Quale miglior pretesto per mettersi al lavoro? Ogni scusa è benvenuta per liberare la fantasia e lavorare con la carta.
A seguire alcune immagini di un bigliettino facile da realizzare per dare il benvenuto a un nuovo piccolo amico. Benvenuto Elia!

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Ph Emiliano Allocco

Il figlio

Sai da dove vieni?
… vicino all’acqua d’inverno
io e lei sollevammo un rosso fuoco
consumandoci le labbra
baciandoci l’anima,
gettando al fuoco tutto,
bruciandoci la vita.
Così venisti al mondo.
Ma lei per vedermi
e per vederti un giorno
attraversò i mari
ed io per abbracciare
il suo fianco sottile
tutta la terra percorsi,
con guerre e montagne,
con arene e spine.
Così venisti al mondo.
Da tanti luoghi vieni,
dall’acqua e dalla terra,
dal fuoco e dalla neve,
da così lungi cammini
verso noi due,
dall’amore che ci ha incatenati,
che vogliamo sapere
come sei, che ci dici,
perché tu sai di più
del mondo che ti demmo.
Come una gran tempesta
noi scuotemmo
l’albero della vita
fino alle più occulte
fibre delle radici
ed ora appari
cantando nel fogliame,
sul più alto ramo
che con te raggiungemmo.
(Pablo Neruda)

DIY, un biglietto per dire “ti voglo bene”

E si, i bigliettini sono versatili e facilmente personalizzabili. Servono a veicolare un messaggio carico di cura e attenzioni. Sono il corollario perfetto a un regalo e un pretesto delicato per ripetere ancora una volta ti voglio bene.
Nulla è fonte di ispirazione migliore di un’amicizia salda e accogliente. E allora spazio alla fantasia. Mi piacerà sempre perdermi tra le carte colorate, tra le stampe delicate, tagliare, incollare, annodare, essere scontenta e ricominciare.
Questa volta il risultato è un biglietto a livelli, un gioco di motivi stampati e colori tenui. Ecco alcune foto. Spero il risultato vi piaccia quanto piace a me. Sono certa che creerò altri biglietti con questa struttura, sbizzarrendomi con colori, carte e nastri.

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DIY, paper cards per occasioni speciali

Maggio è tempo di Prime Comunioni! Quale occasione migliore per mettere fantasia e creatività all’opera e sbizzarrirsi con qualche bigliettino fatto a mano? Personalizzare i regali resta per me uno dei pensieri più delicati da dedicare a chi si vuol bene.
Quest’anno mi sono data alle mongolfiere. Bastano pochi passaggi, del cartoncino colorato, un po’ di spago, un’abilità minima nel disegno e voilà, il gioco è fatto.
Le card home made sono sempre speciali e facilmente adattabili ad ogni occasione. Con piccole accortezze possono essere modificate e dedicate a persone diverse.
Per una busta semplice e d’effetto saranno sufficienti della carta colorata e del nastro in raso.
Buon lavoro e auguri a tutti i bimbi che si accingono a ricevere il Sacramento della Prima Comunione!

Happy Easter: è tempo di decorare casa

Alla vigilia della Settimana Santa, è giunto ormai il tempo di dedicarsi a decorare casa con qualche addobbo pasquale. Ogni scusa è buona per fare qualche lavoretto. Quest’anno per me il tempo è stato poco e il budget a disposizione ridotto. Ma mai darsi per vinti.
Una passeggiata in Langa è stata la giusta occasione per raccogliere un ramo tra i vigneti e convertirlo in una ghirlanda di benvenuto per la porta di casa. E’ bastato un po’ di spago, qualche punto di colla a caldo e alcune uova colorate riciclate da lavoretti passati. E il gioco è fatto.

Riciclare è sempre una buona idea e riconvertire qualche oggetto a una nuova funzione è da sempre un ottimo esercizio creativo. E allora spazio alla fantasia con i barattoli in vetro da usare come contenitori per ovetti di cioccolato o uova colorate in glassa di zucchero. Ci si può sbizzarrire a creare decori in carta per coprire il tappo dei barattoli.

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Happy Easter paper top, spazio alla fantasia
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Chocolate in a jar, si sa che il cioccolato sta bene con tutto!

Qualche pennarello e qualche uovo bianco, non commestibile, da colorare possono essere un pensiero originale per i bambini. Coltivare la creatività sin da piccoli è d’obbligo.
E a Pasqua può forse mancare un coniglietto? Direi di no. Se poi il Bianconiglio porta con sé qualche prelibatezza, tanto meglio.

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Che sia una Buona Pasqua di pace e condivisione e una preziosa opportunità di riconciliazione. Auguri!!