Le grotte di Pak Ou, le cascate di Tam Kuang Si e un trekking nella giungla, a giro nei dintorni di Luang Prabang

Luang Prabang, l’antica e affascinante capitale del Laos, merita di essere scoperta con la dovuta calma. Ma i suoi dintorni non sono di certo da meno, in quanto a bellezza. Esplorateli e non ne rimarrete delusi.
Iniziate il vostro giro dalle Grotte di Pak Ou che secondo la leggenda furono formate da un drago. Molto tempo orsono, si narra che un enorme drago abitasse qui e che fosse solito terrorizzare gli abitanti della zona. L’esercito cittadino si era dimostrato impotente ed era stato facilmente sconfitto dall’animale. Solo un valoroso principe, giunto da lontano, riuscì a sconfiggere il drago in un combattimento senza esclusione di colpi. Durante lo scontro, la coda della fiera ormai morente andò a sbattere violetemente contro le rocce calcaree che sorgono lungo il Mekong, originando quelle che ora sono note ai più come le Grotte di Pak Ou.
Le grotte possono essere raggiunte via terra, ma concedetevi un viaggio lento e incantevole in barca navigando le acque del Mekong. Le imbarcazioni che partono da Luang Prabang impiegano circa due ore a giungere a Pak Ou e solitamente fanno una sosta al villaggio Lao Lao di Ban Xang Hay, celebre per la produzione di un buon whiskey ottenuto dalla fermentazione e distillazione del riso, bianco e nero. La visita al villaggio prevede una seduta di assaggi.
In prossimità della confluenza tra il Mekong e il Nam Ou, presso Ban Pak Ousi trovano due grotte che si aprono nella parete rocciosa delle formazioni calcaree che costeggiano i fiumi. Entrambe ospitano al loro interno varie statue del Buddha. La grotta inferiore si staglia a strapiombo sul fiume. La grotta superiore si raggiunge salendo una ripida scalinata ed è profonda 50 metri circa. Abbiate cura di portare con voi una buona torcia elettrica.

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Fate ritorno a Luang Prabang e spendete il pomeriggio alle cascate di Tam Kuang Si che sorgono a 30 chilometri a sud-ovest della città. Ovviamente anche in questo caso è stata tramandata, fino ai giorni nostri, una leggenda che ne canta l’origine. Si narra che molto tempo addietro, un uomo si mise a scavare la terra dove ora si trovano le cascate. Dal suolo sgorgò, inaspettata, l’acqua che andò a formare il fiume Nam Si che a sua volta originò le cascate di Kuang Si. Il suono delle acque giunse lontano ed era così dolce e incantevole che richiamò qui molte persone dai villaggi vicini. Giunge in questa radura anche un cervo magico dal manto dorato che stabilì la sua dimora sotto un masso della cascata. Il cervo era visibile solo nelle notti di luna piena. Purtroppo un lieve terremoto, occorso nel 2001, fece crollare proprio il masso sotto il quale viveva il cervo, che si diede alla fuga. Non cercatelo, non abita più qua. Che peccato!
Kuang Si è una cascata a più livelli che cade da formazioni di rocce calcaree e origina una serie di piscine balneabili dalle acque turchesi, limpidissime. Vi sembrerà di aver trovato l’Eden.

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Lungo il sentiero che conduce alle cascate, vi imbatterete nel Kuang Si Rescue Centre, un centro gestito da  Free the Bears che si prende cura di una quarantina di orsi tibetani sottratti al bracconaggio. Questi animali sarebbero stati venduti alle fattorie della bile per soddisfare i precetti della medicina tradizionale cinese.

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Dopo questa lunga giornata, riposatevi e partite per un trekking il giorno dopo. Concedetevi una lunga camminata nei dintorni di Luang Prabang e visitate alcuni villaggi abitati da diversi gruppi etnici (Hmong, Lao, Khmu), addentratevi nella foresta e nella giungla. Sarà una giornata bellissima, immersi nel silenzio e nella natura selvaggia, brulla, ancora fieramente incontaminata. Non è mai da sottovalutare il potere rigenerativo di una giornata trascorsa così. È possibile scegliere trekking di un giorno o più giorni, con pernottamento presso i villaggi.
Non scrivo altro, lascio parlare le immagini.

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Anzi, aggiungo una piccola postilla a fondo pagina. Durante il vostro trekking, vi imbatterete spesso in ampie e vaste coltivazioni di alberi da gomma. Questa è la modernità che sta penetrando, lentamente ma non troppo, nel paese portando con sé l’economia di mercato. La gomma è destinata interamente all’esportazione e viene venduta alla Cina.
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Foto di Emiliano Allocco (Link a Flickr)

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Immersi nella natura: a giro tra i meravigliosi paesaggi carsici di Vang Vieng

Abbiamo lasciato la calma Vientiane e ci siamo diretti verso Vang Vieng. Durante il viaggio in bus, non riuscirete a fare a meno di ammirare i paesaggi naturali ancora incontaminati che faranno capolino dal finestrino, Vi perderete ad osservare un bambino che corre dietro a una vacca che passeggia libera per strada o assisterete con interesse a una contrattazione alle bancarelle che affollano le strade. Quanta vita che scorrerà dinnanzi ai vostri occhi.
All’improvviso un paesaggio rurale raffinato e antico catturerà la vostra attenzione. Avvolta da risaie a perdita d’occhio, bagnata dal Nam Song e circondata da pittoresche rocce calcaree, ecco palesarsi a voi Vang Vieng. La città di per sé è senza fascino alcuno: il miraggio di un facile turismo di massa non ha lasciato spazio a uno sviluppo urbano ragionevole e sostenibile. La corsa a costruire l’albergo più alto che garantisca ai turisti la miglior veduta del tramonto sul Nam Song ha fatto danni forse irreparabili. Ma non perdetevi d’animo. Al di là del fiume si apre per voi un meraviglioso spettacolo della natura. Vang Vieng è un vero e proprio paradiso in terra per gli amanti dello sport. Qui potrete dedicarvi al kayaking o al tubing sul Nam Song, fare lunghi trekking tra le risaie, esplorare meravigliose grotte naturali, arrampicarvi sulle pareti di roccia calcarea, attraversare un ponte tibetano o lanciarvi appesi a una zip-line, osservare il paesaggio dall’alto a bordo di una mongolfiera o ancora fare lunghe escursioni in mountain bike.

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Oppure non fate assolutamente nulla! Semplicemente lasciatevi rapire dalla bellezza della natura e ritrovate la pace dell’anima. Non male come programma alternativo. Qualunque attività sceglierete di intraprendere, fatelo con il dovuto rispetto verso il luogo, i suoi abitanti e voi stessi. Fino a non molto tempo fa, Vang Vieng era una delle celebri capitali del divertimento sfrenato nel sud-est asiatico. Qui accorrevano giovani da tutto il mondo e fu un fiorire di rave bars lungo il Nam Song, festini sempre più spinti e droghe sempre più pesanti. Nel 2011, 25 giovani persero la vita a seguito di infarto, annegamento o per incidenti vari causati da zip-line costruite senza tenere conto di basici parametri di sicurezza. Nel 2012 il governo laotiano impose la chiusura dei rave bars e una seria operazione d bonifica venne portata a termine. Lentamente Vang Vieng  sta tornando a fiorire come paradiso naturale.

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Cos’è il tubing? Questo “sport” prevede di lanciarsi sui corsi d’acqua comodamente sprofondati in una camera d’aria di un pneumatico di un trattore. Stranezze d’Oriente! Attenzione alle correnti del fiume.
Le grotte (tàm) nei dintorni di Vang Vieng sono spettacolari, ma possono essere pericolose perché molto buie, profonde e scivolose. È estremamente facile perdere l’orientamento una volta dentro. Visitatele accompagnati da una guida locale e muniti di una torcia. Meglio averne una seconda di scorta o batterie di riserva. Non mancate di visitare le grotte più celebri della zona per bellezza:
– Tham Nam: si estende per 500 metri e dal suo ingresso inferiore sgorga un corso d’acqua che più a valle affluirà nel Nam Song;
– Tham Jang: 
questa grotta all’inizio del XIX secolo venne usata dai locali come rifugio contro i predoni cinesi giunti dallo Yunnan;
– Tham Hoi: una grande statua del Buddha sorveglia l’accesso a questa caverna che si narra si estenda per oltre 3 chilometri e ospiti un lago sotterraneo nelle sue profondità;
– Tham Loup: priva di segni di attività umane, è il luogo ideale dove ammirare alcune stalattiti di pregio;
Tham Phu Kham: questa grotta, sacra per i laotiani, deve la sua notorietà alla sua splendida laguna (la Blue Lagoon) le cui acque verde-blu sono un invito irresistibile a tuffarsi.

Foto di Emiliano Allocco (vedi le foto di Emiliano su Flickr)