Luang Prabang, il fascino intramontabile dell’antica capitale laotiana

Tutti si accorsero, già dal primo vagito, che Fa Ngum non era un bambino come tutti gli altri. Secondo la leggenda, nacque con trentatré denti e questo venne interpretato come un segno inequivocabile di cattivo auspicio. Il padre, disperato, interrogò tutti i migliori indovini del tempo, senza fortuna alcuna. Il verdetto fu implacabile. Il bambino venne bandito dal regno, fu adagiato in una cesta di vimini e abbandonato sulle acque del Mekong.
Miracolosamente il cesto giunse ad Angkor, l’antica capitale dell’impero Khmer. Il re di Angkor, appena vide il bambino, realizzò che non si trattava di un neonato qualsiasi. Decise di adottarlo e di crescerlo come suo figlio. Fa Ngum ricevette la migliore educazione del tempo e, una volta adulto, si maritò con una principessa Khmer, Keko Kant Ya. I due erano molto innamorati e felici, ma più il tempo passava più Fa Ngum avvertiva nostalgia di casa. All’età di 37 anni, insieme alla moglie, decise di intraprendere il viaggio che lo avrebbe riportato alle sue origini, a Luang Prabang. La coppia portò con sé un dono: una piccola statua d’oro del Buddha, realizzata in Sri Lanka oltre mille anni prima. La statua divenne il simbolo di Luang Prabang e il buddhismo la religione ufficiale di Lan Xang, il regno fondato da Fa Ngum sul quale governò 25 anni, fino alla morte della moglie quando, distrutto dal dolore, si ritirò a vita privata. La statua è visibile ancora oggi, fa bella mostra di sé al Palazzo reale cittadino.
Luang Prabang, l’antica capitale laotiana fondata da Fa Ngum, vi conquisterà. Questa città, adagiata alla confluenza tra i fiumi Mekong e Nam Khan, impreziosita da 33 wat (templi), riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità nel 1995, abbellita da edifici coloniali e colorata dalle tuniche zafferano dei monaci, vivace ma incredibilmente placida, vi affascinerà come poche altre città. E voi lasciatevi ammaliare.
Cominciate la vostra esplorazione dal mercato del mattino, un colorato susseguirsi di bancarelle, a pochi passi dal Palazzo reale, dove troverete gli avocadi più gustosi e i manghi più dolci. Giunti qua, recatevi a palazzo e ammirate la statua in lega d’oro del Buddha, alta 83 cm, che Fa Ngum portò in dono dalla vicina Cambogia.

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Proprio di fronte all’edificio, dall’altra parte della centralissima Th Sisavangvong, noterete una collina. Che ci fa lì? Ogni stranezza d’Oriente può vantare un racconto di origine popolare che cerca di darne una spiegazione, a volte sensata, spesso magica, sempre divertente.
L’origine della collina Phu Si, che con i suoi 100 metri di altezza domina il profilo del centro cittadino, sarebbe da imputare alla regina Sida che, colta da un’improvvisa quanto insaziabile voglia di funghi, convocò Hanuman, il re delle scimmie. Sida lo incaricò di recarsi in Sri Lanka e tornare da lei con un cesto di quei particolari funghi che erano soliti crescere solo sui monti di questo lontano paese. Hanuman tornò con una sporta ricolma di funghi, ma Sida lo rimandò indietro. Non erano quelli giusti. Dopo altri viaggi andati a vuoto, Hanuman implorò Sida affinché gli comunicasse almeno il nome dei funghi che tanto desiderava, per facilitargli la ricerca. La regina rifiutò. L’ortaggio era chiamato het sa noon che significa orecchio di scimmia e Sida era timorosa che Hanuman potesse offendersi. Esasperato, Hanuman si recò nuovamente in Sri Lanka, ma questa volta ebbe un’idea. Tagliò la cima di un monte e, una volta tornato a Luang Prabang, la adagiò proprio di fronte al palazzo reale e riferì alla sovrana che i funghi, che tanto desiderava, erano finalmente arrivati.
Armatevi di buona volontà e salite i 329 gradini che vi condurranno alla cima di Phu Si fino al That Chomsi, uno stupa dorato alto 24 metri. La vista della città da qua su è molto suggestiva. Incontrerete diversi templi salendo, il Wat Pa Huak, il Wat Thammothayalan, il Wat Siphoutthabat Thippharam e l’impronta del piede del Buddha impressa in una roccia. Se questa è davvero l’impronta lasciata dal Buddha, doveva essere un gigante!
Il Phu Si ospita un’area residenziale e il TAEC, un’interessante museo dove potrete approfondire la conoscenza delle culture tribali del Laos settentrionale. Annesso vi è uno shop di artigianato locale.

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Una volta ritornati in Th Sisavangvong, dove alla sera si tiene un bel mercato notturno di artigianato, visitate la zona di Xieng Mouane, un delizioso quartiere a due passi dal palazzo reale, immerso nel verde e abbellito da diversi wat, dove potrete scorgere ancora alcune tipiche abitazioni in legno, poggiate su tronchi di albero.

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Tra i molti wat presenti in città, merita una menzione speciale il Wat Xieng Thong che si erge nella penisola settentrionale. Questo antico monastero è costruito intorno a un sim (sala delle ordinazioni) del 1560. I bei tetti spioventi dell’edificio principale sembrano sfiorare il terreno e la parete esterna dell’edificio è impreziosita da un raffinato mosaico che raffigura l’albero della vita. Tutto intorno, si stagliano diverse stupe e tre piccole cappelle, hor. Poco oltre, all’altezza della confluenza tra il Mekong e il Nam Khan potrete attraversare un ponte di bambù, percorribile solo durante la stagione secca. Vi condurrà sulla riva opposta del Nam Khan, su una piccola spiaggia dove potrete godervi il tramonto sulla città.

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Molti turisti che si trovano a passare per Luang Prabang sono soliti prendere parte al Tak Bat, la questua mattutina dei monaci buddhisti. Questo rito antico si svolge immutato da secoli. Prima dell’alba, i monaci, avvolti nelle loro tuniche arancioni, escono dai templi e, nel corso di una lunga processione per le vie della città, raccolgono in urne tondeggianti il cibo offerto dai fedeli in attesa, seduti su bassi sgabelli o inginocchiati. Per lo più viene offerto del riso glutinoso, in alternativa vengono donati frutti o piccoli dolci che i monaci consumeranno nel corso della giornata in due pasti, la prima colazione e il pranzo. Dopo mezzogiorno, devono osservare un rigido digiuno fino al giorno successivo.
I turisti si riversano nella via principale, Th Sisavangvong e concorrono a rendere molto meno poetico questo rito. A tratti sembra un mercimonio. Repetita iuvant. Alcune semplici regole di buona educazione, affisse come promemoria all’ingresso di ogni tempio in città:

  • Partecipate attivamente al Tak Bat solo se questo ha un significato per voi. Non è folklore, rimane un importante rito religioso. Acquistate il riso al mercato mattutino e non dai venditori ambulanti lungo la via principale;
  • Se decidete di assistere, fatelo in silenzio e prendete posto sul marciapiede opposto a dove i fedeli attendono i monaci;
  • Scattate pure delle foto, ma non usate il flash, non ostruite la processione dei religiosi, non toccateli. Sembra ovvio, ma non chiedete a un monaco di farsi un selfie con voi;
  • Arrivate in Th Sisavangvong a piedi o in bicicletta. Se non potete fare a meno di recarvi sul posto in tuk tuk o scooter, parcheggiate una via più in là;
  • Non seguite la processione dei monaci a bordo di un tuk tuk. Nessuno dovrebbe essere in una posizione più alta rispetto ai religiosi;
  • Vestitevi in modo adeguato. Sono da evitare maglie scollate o senza maniche, minigonne e pantaloni sopra al ginocchio.

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Oltre alla città, ritagliatevi il giusto tempo per visitare anche i suoi meravigliosi dintorni. Ecco cosa fare nei pressi di Luang Prabang: Le grotte di Pak Ou, le cascate di Tam Kuang Si e un trekking nella giungla, a giro nei dintorni di Luang Prabang

Per scoprire un altro volto di Luang Prabang e dedicarvi a qualche attività meno turistica: Inseguendo un filo rosso: l’altro volto di Luang Prabang

Foto di Emiliano Allocco (Link a Flickr)

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Vientiane in due giorni

Tiziano Terzani, celebre giornalista italiano e profondo conoscitore dell’Asia, scrisse che il Laos non è un luogo, bensì uno stato d’animo.
Questo lembo di terra sembra resistere al fascino della modernità e ai suoi ritmi caotici e persevera nel suo antico, distaccato ritmo di vita fatto di piccole malizie, alcune furberie e assenza di stress. Si avverte una piacevole, imperturbabile calma generale.
La capitale laotiana, Vientiane, conta poco più di 200 mila abitanti. È adagiata su un’ansa del Mekong, al centro di un’ampia piana coltivata a riso, vicino al confine con la Thailandia. Vi sorprenderà, è incredibilmente silenziosa. Dove sono finiti i clacson suonati senza tregua, per ogni futile pretesto? Dove sono i motorini che sfrecciano nel resto dell’Asia?
I sonnolenti taxististi e i conducenti di tuk tuk non vi assilleranno, nessuno vi rincorrerà per vendervi souvenirs, non sentirete grida di venditori di cibo da strada che vogliono attrarvi alle loro bancarelle. Che novità è mai questa? Sono davvero in Asia?

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Il centro storico di Vientiane è piccolo e pedonale. Vi affascinerà con i suoi templi scintillanti, con i suoi viali alberati abbelliti da frangipani e alberi di tamarindo, vi perderete dietro all’incedere eleganti dei monaci intenti nella questa di prima mattina. Affittate un bicicletta (1,5 $ al giorno) e iniziate la vostra esplorazione.
GIORNO 1
Recatevi presso i locali della Croce Rossa (9-17 dal lunedì al venerdì) e donate il sangue. Il Laos fatica a raccogliere il 50% del suo fabbisogno annuale di sangue e ogni donazione è assolutamente benvenuta. Lo staff della Croce Rossa si prenderà cura di voi, amorevolmente. Al termine della donazione riceverete in omaggio una t-shirt e la tessera di donatore.
Rifocillatevi con un’abbondante colazione presso Le Banneton in Th Nokèokoummane, deliziosa ed eccellente panetteria francese con foto di Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau appese alle pareti. Gustate un autentico pan au chocolat mentre Èdith Piaf canta per voi in sottofondo.

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Svoltatate in Th Setthathirath, a senso unico, fino a raggiungere il Palazzo Presidenziale, un enorme castello in stile beaux-art costruito per il governatore francese. Di fronte, non mancate di visitare il Wat Si Saket, un tempio buddhista costruito all’inizio dell’Ottocento e giunto fino ai giorni nostri. Lungo il lato occidentale del chiostro, si possono vedere molte statue di Buddha distrutte durante l’invasione del Siam del 1828. Davanti al Wat Si Saket, ogni mattina all’alba, potrete assistere al Tak Bat, la questua dei monaci. Un rito antico con cui i fedeli donano ai monaci cibo e offerte per la giornata.

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Dall’altro lato della strada sorge il Haw Pha Kaeo, un bel museo di arte sacra.
Svoltate in Th Galliani. Immediatamente dopo l’ambasciata francese, troverete la Cattedrale del Sacro Cuore, edificio dedicato al culto cristiano eretto nel 1928 e sede del Vicariato Apostolico di Vientiane.

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Al fondo della via, cercate il Talat Khua Din, uno dei mercati alimentari più grandi della capitale. Non è facilmente individuabile: l’ingresso è piccolo, mal segnalato, sul lato opposto da dove arriverete. Non desistete, cercate attentamente. Seguite i passanti carichi di borse di verdure!

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Recuperate le vostre biciclette e dirigetevi nella vicina Th Lan Xang, un lungo e trafficato viale alberato, rinominato dagli abitanti di Vientiane gli Champs-Èlysée d’Oriente. Il paragone è francamente esagerato. Qui troverete il Talat Sao, o quel che ne resta. Questo era il più grande mercato di tessuti della città, ora relegato ai bordi di un grande e moderno centro commerciale.
Al fondo di Th Lan Xang, si erge il Patuxai, un insolito monumento alla Vittoria ispirato all’Arc de Triomphe parigino e costruito nel 1969 con il cemento donato al paese dagli Stati Uniti per la costruzione di un nuovo aeroporto.
Girate intorno al Patuxai e tornate indietro lungo Th Lan Xang. Svoltate in Th Bartholomie fino a raggiungere il That Dam, un’antica stupa che si narra fosse ricoperta d’oro, prima di essere saccheggiata dai siamesi nel 1828.

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Recatevi ora al Wat In Paeg, un bel tempio buddhista celebre per i suoi rilievi in stucco ad ornamento del sim (la sala delle ordinazioni). Parcheggiate qui le vostre biciclette e a piedi dirigetevi in Th Nokèokoummane per visitare tre templi: il Wat Ong Tue Mahawihan dove è ospitata una statua di Buddha in bronzo del XVI secolo alta 5,8 metri, il Wat Haysoke piccolo e poco frequentato tempio e il Wat Mixai, circondato da imponenti cancelli fiancheggiati da una coppia di nyak, guardiani giganti.
Giunti fino a qui sarete stanchi e, probabilmente, accaldati. Trovate un buon ristorante laotiano dove riprendere le forze e cenare lautamente.
Se avrete ancora qualche energia, concludete la serata al mercato notturno che si snoda lungo il Mekong. In caso contrario, fate ritorno al vostro hotel senza rimpianti. Tra queste bancarelle, non avreste trovato in vendita altro che chincaglierie inutili e di infimo valore. L’antico fascino dei mercati d’Asia dei tempi che furono non alberga qua.
GIORNO 2
Il mattino ha l’oro in bocca. Puntate la vostra sveglia prima dell’alba. Ne varrà la pena. Inforcate le biciclette in direzione Wat Si Saket e assistete al Tak Bat, la questua dei monaci. Aspettate la processione dei bonzi e prendete parte a questo rito antichissimo con cui i fedeli fanno dono ai religiosi di riso e cibo per la giornata.
Recatevi poi sul Mekong. Rimarrete sorpresi da quanta vita brulica qui già alle prime ore del giorno. Moltissimi laotiani si ritrovano sul lungo fiume per fare Tai Chi insieme, per correre, meditare o camminare a passo svelto. Godetevi lo spettacolo del sole che si specchia sul Mekong tingendolo dei colori dell’alba.

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Dopo un’abbondante colazione, raggiungete Pha That Luang, il grande reliquiario sacro. Questa enorme stupa dorata si erge a circa 4 chilometri a nord-est del centro di Vientiane, proseguendo dritti dopo aver oltrepassato il Patuxai. Il Pha That Luang è il monumento più importante del Laos, al tempo stesso simbolo della religione buddhista e della sovranità del paese. La leggenda narra che in questo luogo, nel III secolo a.C., alcuni missionari provenienti dall’India costruirono una stupa per conservare alcuni frammenti dello sterno del Buddha. Prendetevi il tempo che vi serve per visitare questo luogo con la giusta calma. Rilassatevi e godetevi la bellezza delle scene quotidiane alle quali vi capiterà di assistere. Perdetevi dietro a un gruppo di monaci in pellegrinaggio, osservate le venditrici di piccole gabbie in bambù. Noterete che ospitano dei passerotti. I fedeli buddhisti sono soliti praticare il fangsheng, un antico rito che consiste nel liberare animali tenuti in cattività come atto di pietas e misericordia, capace di generale buon karma.

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Riprendete le biciclette e dirigetevi al COPE Visitor Center in Th Khu Vieng, il principale produttore di arti artificiali, sostegni alla mobilità, protesi e sedie a rotelle. Il Visitor Center fa parte del Centro Nazionale di Riabilitazione e ospita eccellenti mostre su protesi e UXO (ordigni inesplosi). La visita è gratuita, ma un’offerta è bene accetta a sostegno di questo importante progetto. Per saperne di più: Un triste primato, il paese più bombardato della storia

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All’interno del complesso, sorge un bar-ristorante. Prima di avventurarvi verso nuove esplorazioni della città, concedetevi un buon pranzo e qualche istante di meritato riposo.
Con la dovuta calma, recuperate le biciclette e pedalate fino a raggiungere il Wat Si Muang, un bel tempio che ospita il làk méuang (il pilastro della città), dove secondo la tradizione albergherebbe lo spirito protettore di Vientiane.
Concludete la vostra giornata con una visita al T’Shop Lai Gallery nei pressi di Th In Paeng.
Tea
Soap
Herbals Herbs
Organic products
Painting on the Floor
Lavander
Artisans Lao
Insect repellent
Questa galleria ospita mostre temporanee di arte contemporanea locale e una boutique raffinata di prodotti naturali per la cura del corpo. Al vostro ingresso, vi verrà servita una tazza di tè fumante. Lasciatevi inebriare dal mélange di aromi di frangipani, magnolia, sandalo, cocco, citronella, spezie, miele, lavanda che si sprigiona da candele, oli, profumi e creme per il corpo.
Tutto ciò che è in vendita è realizzato con prodotti locali, ottenuti attraverso metodi sostenibili, per mezzo del lavoro di donne svantaggiate appartenenti alla cooperativa Les Artisans Lao.

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Una giornata all’insegna dell’attenzione verso il prossimo non può che concludersi con una cena vegana presso il Reunion Cafe, un minuscolo ristorante che serve piatti vegan locali, a conduzione femminile. Per saperne di più: Reunion Cafe Vientiane