A giro per Galle: alla scoperta del Fort e della sua eredità coloniale

La città di Galle e in particolare il suo Fort sono una meta irrinunciabile per chi viaggia nel sud dello Sri Lanka. Proclamata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1988, è un’elegante città portuale sulla punta sud-occidentale dell’isola a circa 120 chilometri da Colombo, crocevia di genti e merci, testimonianza straordinaria dell’epoca coloniale che ha vissuto lo Sri Lanka. Il cuore della città è il Fort, una cittadella fortificata eretta dagli olandesi nel XVII secolo e circondata dal mare su tre lati. Passeggiando tra le sue vie, è possibile ammirare oltre 400 edifici storici tra case coloniali olandesi con il caratteristico colonnato antistante l’abitazione, chiese, moschee, templi, antichi edifici amministrativi, vecchi magazzini delle spezie e alberghi squisitamente restaurati. Vale la pena andare a giro per le strette stradine cittadine senza una meta precisa alla scoperta dei numerosi e raffinati caffè e delle tante botteghe che vendono merci di pregio di ogni genere. Sarà facile scovare qualcosa di insolito e originale da acquistare.
Secondo alcuni storici, Galle potrebbe essere stata Tarshish, la città dalla quale re Salomone ricevette in dono avorio, pavoni e preziosi gioielli. Una flotta portoghese, diretta alle Maldive, approdò qui nel 1505 ed espugnò la città. Si narra che i portoghesi l’abbiano chiamata così dopo aver sentito cantare un gallo. Più realisticamente il toponimo potrebbe derivare da “gala” che in singalese significa roccia. Nel 1640 i portoghesi dovettero cedere Galle agli olandesi, ai quali si deve la costruzione dell’imponente forte con i suoi tre bastioni a cui vennero dati i nomi di sole, luna, stella. Nel XVII secolo divenne il porto principale dello Sri Lanka e per quasi due secoli rimase un importante snodo commerciale per le navi che facevano la spola tra Europa e Asia. Quando la città passò in mano agli inglesi nel 1796, Colombo assunse un’importanza crescente come porto commerciale e Galle fu declassata a un ruolo di secondo piano. Più recentemente, la città ha riportato ingenti danni materiali e gravi perdite umane a causa dello tsunami del 26 dicembre 2004, provocato da un violento maremoto con epicentro al largo dell’Indonesia.
Il Fort si può girare tranquillamente a piedi o si può affittare una bicicletta se la calura non dà tregua.
Cosa fare a Fort:

  • Al calar del sole, quando il caldo finalmente scema, si può ammirare il tramonto passeggiando sui bastioni del forte. Si gode di un’incantevole vista sull’oceano da Flag Rock, l’antico bastione portoghese. È possibile compiere il giro di quasi tutto il perimetro della cittadella in circa un’ora partendo dalla torre dell’orologio. Poco prima del bastione “stella”, al di fuori delle mura, noterete una modesta tomba bianca dove riposano le spoglie mortali del santo musulmano Dathini Ziryam. Non mancate di ammirare nel tratto settentrionale delle mura la torre dell’orologio e il Main Gate, aggiunto dagli inglesi nel 1873 per facilitare la gestione del crescente traffico in entrata nella città vecchia. Al termine del lato orientale sorge un alto faro bianco ai piedi del quale si trova la Lighthouse Beach, una striscia di sabbia bianca dove ci si può fermare a riposare o a fare il bagno. Prima di addentrarvi tra le vie di Fort, visitate ancora l’Old Gate sopra il quale campeggia, splendidamente scolpito, lo stemma della Gran Bretagna e la scritta VOC (Verenidge Oostindische Compagnie ossia Compagnia Olandese delle Indie Orientali) con la data 1669;

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  • All’interno del Fort si trova la maggior parte degli edifici più antichi risalenti al periodo olandese. Meritano una visita la Dutch Reformed Church, con il suo pavimento ricoperto di lapidi provenienti da cimiteri olandesi e il suo organo, e la vicina All Saints Anglican Church in pietra, di architettura tipicamente inglese. Di fronte alle chiese si erge un campanile bianco del 1901 che dà l’allarme in caso di tsunami. Proseguendo per la vicina Queen Street vi imbatterete nella Dutch Governor’s House del 1683. L’edificio che ospitava il governatore è facilmente identificabile, poiché sopra l’ingresso principale sono scolpiti un gallo e l’anno di fondazione. Seguendo per Hospital Street ci si imbatte nel Dutch Hospital, un tempo ricovero di ammalati e appestati e ora trasformato in centro commerciale con eleganti caffè e boutique;

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  • Tra gli edifici di culto una menzione va alla Meehan Mosque, un’imponente moschea bianca che svetta a ovest del faro e combina stili architettonici differenti del barocco vittoriano e arabo e la dagoba buddhista Sudharmalaya Temple che ospita un grande Buddha sdraiato;

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  • Tra le molte costruzioni olandesi splendidamente restaurate che si incontrano a giro, ricordiamo l’Hotel Amangalla con il suo profondo porticato e il Fort Bazaar in Church Street 26, anche lui riconvertito in una struttura ricettiva. L’Amangalla in Church Street 10 fu costruito nel 1684 con la funzione di ospitare il governatore e i suoi funzionari. Successivamente venne trasformato nel New Oriental Hotel e divenne la sistemazione preferita dei passeggeri di prima classe dei transatlantici P&O nel XIX secolo. Dopo un periodo di declino nel XX secolo, è tornato ora ai suoi antichi fasti.

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La città nuova è vivace e frenetica. Prima di lasciare Galle concedetevi il tempo di una passeggiata nella trafficata Main Street. Raggiungete il Galle International Cricket Stadium che in passato era un ippodromo dove scommettevano gli inglesi mentre oggi ospita incontri di crickets di livello internazionale e il Dutch Market, un bel mercato alimentare che si tiene sotto un porticato vecchio di tre secoli.

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E tra le viuzze del Fort di Galle si conclude il nostro lungo giro in Sri Lanka. Mentre restituisco la bici per l’ultima volta e l’aria calda della sera mi accarezza la pelle bruciata dal sole, sento calare un velo di malinconia. Un respiro profondo ed ecco che la malinconia cede il posto a una profonda gratitudine. Grazie, a presto.

Foto di Emiliano Allocco (Clicca qui per vedere altre foto di Emiliano su Flickr)

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Una stella in pieno giorno: a giro per Moustiers-Sainte-Marie

Nel dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, arroccato tra due imponenti rupi rocciose e tagliato a metà da un rigagnolo di montagna sorge un piccolo, incantevole comune francese abitato da poco più di 700 anime. Lo troverete seguendo una stella che brilla sui tetti delle case giorno e notte. Alzate gli occhi al cielo, non potrete sbagliare!
Moustiers-Sainte-Marie vale una visita, fermatevi qui mezza giornata se siete diretti a Valensole per ammirare la fioritura della lavanda o se la meta del vostro peregrinare sono le gole del Verdon e il vicino lago di Sainte-Croix. Non ve ne pentirete.

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Questo borgo conserva un’atmosfera magica, fuori dal tempo. La vita sembra ancora scorrere lentamente. Scorgerete lungo le vie box aperti da dove è possibile prendere in prestito libri gratuitamente a patto di riportarli dopo averli letti. Un bellissimo mutuo scambio culturale e solidale.
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Perdetevi tra gli stretti vicoli in salita del centro sui quali si affacciano deliziose botteghe di artigiani locali. Entrate a curiosare negli atelier di faïences, le preziose maioliche smaltate divenute improvvisamente di moda durante il regno di Luigi XIV quando il monarca decise di rimpolpare le magre casse dello stato imponendo alla nobiltà francese con tre editti reali emanati nel 1689, 1699 e 1709 di donare il vasellame in oro e argento in loro possesso. I servizi in porcellana divennero quindi popolari e si diffusero velocemente. Nei laboratori del centro potrete osservare le varie tecniche di lavorazione della ceramica, visitare il prestigioso Musée de La Faïences e fare acquisti. Non ho saputo resistere a una caraffa di rosso fiorita che ora allieta la mia tavola e mi aiuta a ridurre il consumo quotidiano di plastica.
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Proseguendo la vostra esplorazione del borgo, oltrepassate il ponte in pietra e giungete nella piazza centrale dove si affaccia la chiesa parrocchiale del 1913 con il suo caratteristico campanile romanico in tufo. Sulla piazza potrete chiedere qualche informazione in più all’Ufficio Turistico, se volete. Imboccate il sentiero che parte da Rue de la Bourgade e arrampicatevi fino alla Cappella di Notre Dame de Beauvoir, una graziosa chiesa trecentesca adagiata dolcemente su uno dei due versanti della montagna. Non fatevi scoraggiare dai 262 gradini, la vista da lassù vi ripagherà della fatica.

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Da qua potrete scorgere in lontananza alla vostra sinistra il Lac Sainte Croix e, alzando lo sguardo sopra le vostre teste, ammirare la stella d’oro a cinque punte della città, appesa a una spessa catena che collega le due rupi rocciose tra cui fiorisce il villaggio di Moustiers-Sainte-Marie. La leggenda narra che questa pesante stella venne issata per volere di un cavaliere di Blacas come voto alla Vergine Maria dopo aver fatto ritorno a casa sano e salvo da un periodo di prigionia, durante la Settima Crociata di San Luigi.

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Per tornare in paese potete ripercorrere lo stesso sentiero da cui siete giunti o avventurarvi per un’altra strada che vi condurrà in centro paese passando per il bosco (trovate indicazioni sul sagrato della chiesa).
Qualche informazione in più:
– Per maggiori informazioni su Moustiers consultate il sito (disponibile in francese, inglese, tedesco): www.moustiers.eu
–  Per organizzare una gita tra la lavanda in Provenza: Il mare blu della Provenza: in bici tra i campi di lavanda