In Asia ci andai per la prima volta alcuni anni fa, avevo 23 anni, poca esperienza di viaggio alle spalle e nessuna esperienza di viaggi in solitaria. Il mio inglese ai tempi, beh, in tutta franchezza, era un disastro. Parlavo poco, capivo ancora meno e gesticolavo molto. Avrei potuto competere con il ministro Alfano e probabilmente ne sarei uscita perdente. E’ tutto detto!
Da allora il mio amore per l’Asia è cresciuto e si è radicato, il mio inglese is very good now (quasi sempre riesco a spiegarmi senza dover ricorrere al linguaggio dei segni) e i paesi esplorati sono aumentati. Quando posso, torno in Asia. Ho spesso visitato paesi nuovi, fatto nuove scoperte, mangiato cibi esotici (alcuni senza ben capire cosa fossero) e viaggiato con molti mezzi: aerei, treni notturni, treni diurni su sedili duri, biciclette a noleggio, tuc tuc, metropolitane, bus, taxi, cabble way, auto private, barche. Mai avevo osato salire su uno scooter in una città d’Oriente caotica e trafficata. Mai prima d’oggi ero salita su uno scooter, neanche in Italia.
Oggi a Can Tho ho vissuto una nuova esperienza: ho dovuto raggiungere l’hotel in scooter dalla stazione dei bus. Nessun taxi era libero: troppi turisti, è la Vigilia di Natale anche qua. Un viaggio di tre quarti d’ora buoni in sella a uno scooter con un guidatore esperto e avvezzo al rischio. Lui, io un po’ meno. I motorini in Asia abbondano, il traffico brulica, la creatività al volante eccelle. Che viaggio, che corsa, che emozione. Contromano, infilati tra bus e auto, in mezzo ad altri motorini, tanti, noi veloci tra il traffico impazzito. Per un attimo ho avuto di nuovo 23 anni e la meraviglia negli occhi. In bici a Mandalay, pensavo di aver vissuto un’esperienza estrema, nulla in confronto ad oggi.
